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Anni '50–'60: Renata Rampazzi nasce a Torino da una famiglia di origine italo-francese. Grazie alla sensibilità dell'ambiente familiare in cui gravitano personalità del mondo intellettuale – nella stretta cerchia dei parenti gli zii, il compositore Alberto Bruni Tedeschi e la pianista Marisa - fin da piccola si appassiona alla pittura. Frequenta il Liceo artistico per completare quindi gli studi presso la Facoltà di Architettura.

Anni '70–'80: In questi anni Torino è, con Roma, il centro di sperimentazioni in linea con il cambiamento informale maturato negli Stati Uniti e in Francia e Renata Rampazzi partecipa alla vita culturale della città, frequentandone i protagonisti come Umberto Mastroianni, Antonio Carena, Adriano Parisot, Piero Ruggeri oltre a Marcello Levi, Paolo Fossati, Luigi Carluccio. I quadri di questi anni risentono ancora di una lontana ispirazione figurativa, in cui i colori, trattati a spatola, si distendono sulla tela per larghi spessori nervosi. Del 1973 è la prima importante personale alla Galleria dello Scudo di Verona.
Nel 1974 è invitata per una personale ad Asolo al Festival Internazionale dell'Arte organizzato con la Fondazione Maeght. Nel 1975 espone al Centro Olivetti di Parigi. La giovane Rampazzi decide comunque di approfondire ulteriormente la sua ricerca e di uscire dai confini nazionali. Entra all'Accademia di Salisburgo, fondata da Oskar Kokoschka. Lavora accanto a Emilio Vedova attraverso il quale si avvicina all'espressionismo astratto, poi sotto la guida del cinese Zao-Wou-Ki. Con Jean Clerté conclude il ciclo di Salisburgo e si avvicina ad Alechinsky e altri esponenti del gruppo “CO.BR.A.”. Nel 1977 alla Galleria Vismara Arte Contemporanea di Milano espone delle opere profondamente sofferte e percorse da larghe ferite e da una marcata gestualità espressionista. Successivamente l'esperienza del calligrafismo orientale unito all'informale europeo le apre nuovi orizzonti e segnerà il suo percorso artistico, dando alle opere l'aspetto enigmatico e sensuale diventati la sua cifra personale. Nel 1979 è nuovamente alla Galleria dello Scudo di Verona e vince il Premio Bolaffi.

Anni '80: Nel 1985 le viene assegnato una seconda volta il Premio Bolaffi.

Anni '80–'90: Trasferitasi col marito e regista Giorgio Treves a Roma, dove tuttora risiede e lavora, Renata Rampazzi stabilisce i suoi studi prima a piazza del Biscione e poi a via del Governo Vecchio. Le sue opere diventano soprattutto di grande formato e la pennellata si fa più distesa e ricca di trasparenze e cromatismi. Sono di questi anni i suoi primi lavori su carta con le tecniche della guache e dei pastelli grassi. Entra in contatto con l'ambiente del cinema. Per Gruppo di famiglia in un interno (1974), Luchino Visconti le chiede alcune tele dai toni blu e viola, che il grande regista chiama mannianamente "le mie montagne incantate". Margarethe von Trotta diventa una tra i suoi più fedeli collezionisti e diversi suoi quadri sono inseriti nelle scenografie di L'Africana (1990) e Il lungo silenzio (1993). Suoi lavori sono presenti anche in film di Mimmo Calopresti (La parola amore esiste (1998) ) e di Mario Martone (L'odore del sangue (2004) ). Collabora con vari architetti e arredatori tra cui Marika Carniti Bollea per la quale dipinge un tulle di 80 metri.
In questi anni espone in Italia e all'estero in importanti musei, fiere e gallerie, tra i quali il Palazzo dei Diamanti di Ferrara (1984), la Galleria Anna d'Ascanio di Roma, il Petit Palais d'Art Moderne di Ginevra (1989), il Battistero di Asti (1993). Dal 1990 la sua attività contempla sempre più lunghi soggiorni in Francia.

Anni 2000–2010: Dopo un periodo segnato da problemi di salute, in cui la sua pittura si sviluppa soprattutto attorno a composizioni plurime e a quadri di piccolo formato, nel 2005 espone tra gli altri al Palazzo dei Capitani di Ascoli Piceno e nel 2006 le viene dedicata una grande antologica all'Archivio di Stato di Torino. Nel 2009 si ricordano due esposizioni alla Galerie Nicolas Deman e all'Istituto Italiano di Cultura di Parigi, nel 2010 una personale all'ex-Convento di S. Nicolò a Spoleto nell'ambito del 53° Festival dei Due Mondi.

Anni 2011–2020: Nel 2011 espone con la Galleria Marino ad Artparis 2011 al Grand Palais di Parigi, è invitata alla 54. Biennale Internazionale d’Arte di Venezia, a Palazzo Venezia, Roma, al XLIII° Premio
Vasto, Scuderie di Palazzo Aragona, Vasto (2011). Ancora nel 2011 espone alla Galleria Il Frantoio, Capalbio. Nel 2013 è tra i 15 Artisti di due generazioni: anni Trenta e anni Quaranta alla Banca d’Italia, Roma. Sempre nel 2013 le viene dedicata una personale all’Espace Culturel di Le Lavandou in Francia presentata dal critico Olivier Kaeppelin, Direttore della Fondation Maeght. Nel 2015 espone al Laboratorio Freudiano di Roma. Nel 2017 partecipa a SETTEARTISTIUNAMOSTRA alla Galleria del Cortile di Roma. Nel 2018 presenta alla Fondazione Giorgio Cini di Venezia CRUOR-SANGUE SPARSO DI DONNE, installazione originale presentata da Claudio Strinati e Dacia Maraini. Nel 2019 espone alla Galleria BorghiniArteContemporanea di Roma SCINTILLE. Nel 2020 l’installazione CRUOR è esposta a cura di Claudio Strinati con opere storiche ed i 46 olii su tela costituenti i bozzetti preparatori, al Museo Carlo Bilotti Aranciera di Villa Borghese di Roma.
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